Nei pressi di Castelluccio, lungo la strada che da questo paese conduce a Capolona, un paio d’indicazioni segnalano la presenza di una chiesa: Pieve a Sietina. A poche centinaia di metri da questi incroci si trova questo monumento medievale che vale veramente la pena visitare. Pieve a Sietina è un esempio pressoché unico ed integro di architettura romanica situata nel Comune di Capolona, a qualche chilometro da Arezzo e vicinissima a quel tratto di Arno di cui Dante scrisse “torce il muso agli Aretini”. Ma questo attuale edificio che si presenta piuttosto schiacciato (spiegheremo il perché a pagina 6) è il rifacimento di una preesistente chiesa paleocristiana.
Il sacro edificio è dedicato a Santa Maria Maddalena, la cui immagine risalta in trasparenza sulla piccola vetrata posta nell’abside centrale della Pieve di Sietina che presenta un’architettura interna a tre navate divise da tozzi pinastri a sezione rettangolare che, oltre alla loro funzione strutturale fungono anche da “supporto” per pregevoli affreschi databili dalla seconda metà del secolo XIV alla fine del quindicesimo. Queste raffinate opere pittoriche (un’Annunciazione e un Battesimo di Cristo si trovano anche sulle pareti) testimoniano una storia importante per questa chiesa che doveva essere stata “sponsorizzata”, per traferire un termine moderno in epoca medievale, da un ricco contesto circostante. Tutto questo può sembrare strano visto la zona agricola dove è ubicata la chiesa, lontana da cose che possano sembrare importanti da un punto di vista storico.
Per capire questo è necessario fare un salto indietro di mille anni. In quel periodo questa zona era detta “Campus Leonis” (Campo del Leone) e già questo termine, da cui è poi derivato il nome Capolona, era sinonimo di potenza e ricchezza. A poca distanza da Pieve a Sietina sorsero prima del Mille il Castello e la potente Abbazia di Campoleone poi distrutti nel 1527. Nel Settecento la nobile e ricca Famiglia Bacci costruì sulle rovine dell’abbazia la propria sontuosa residenza. Ma questa casata era dominate su questo territorio già da qualche secolo e furono proprio questi nobili i maggiori “sponsor” della Pieve di Sietina. Il nome Bacci figura più volte accanto agli affreschi della chiesa e il loro stemma, con la testa di un ruggente leone, è posto sopra la porta d’ingresso.
Ma tornando all’XI secolo, periodo di edificazione della Pieve di Sietina, in questa zona, ossia lungo la sponda destra dell’Arno, passava la via che da Arezzo portava in Casentino. Tale strada era detta anche “Via delle Pievi” perché lungo questa si trovavano la Pieve di San Martino Sopr’Arno (oggi molto trasformata), quella di Socana, la Pieve di Buiano e l’Abbazia di Strumi vicine Poppi, la Pieve di San Martino a Vado a Strada in Casentino e la nota Pieve di Romena (Monumento Nazionale). Questa strada, da Pieve a Sietina in direzione Arezzo, dopo qualche chilometro s’incrociava a Ponte Buriano con la romana Cassia Vetus, la via di collegamento tra Arezzo e Fiesole. Questa strada, percorrendola verso la località fiorentina, passava vicino alla Pieve di San Quirico (oggi rudere) nei pressi di Castiglion Fibocchi, alla Pieve di San Giustino Valdarno, a quella di Gropina (Monumento Nazionale), alla Badia di Soffena a Castelfranco, alla Pieve di Scò, a quella di Cascia di Reggello ed altre meno note. (Il tracciato della Cassia Vetus è oggi ricalcato, o quasi, dalla Strada Setteponti che può riaccompagnarci nei soliti affascinati luoghi valdarnesi sopra citati).
La Pieve di Sietina si trovava dunque in una zona ricca e potente e nelle vicinanze di un incrocio viario di grande importanza.
La galleria d’immagini di questa sezione, con le relative didascalie curate da Valentina Lattari e Alessandro Ferrini, vi faranno conoscere questa chiesa in tutte le sue peculiarità.